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lunedì 21 febbraio 2011

in..giustizia



Perche’ devo fare festa per i 150 anni dell’unita’ d’Italia? Ma di che ca..volo state parlando, io non sono xenofobo ma se il Giuseppe si fosse fatto i ca…voli suoi sarebbe stata meglio..e spiego il perche’, sempreche’ vogliate ascoltare ovvio.. Nella vita ci si incorre in tante vicissitudini e per come sono io ovviamente se incontro qualcuno che la pensa diversamente e non la vuole risolvere all’antica.. si finisce davanti alla famosa giustizia anzi Giustizia..ebbene io mi sento tradito da questa istituzione, fortemente assai tradito e ritengo che le sentenze siano un avallo rispetto alla cattiva gestione della giustizia in quanto la stessa calpesta le mie ragioni con sentenze giurisprudenziali xenofobe (stavolta da sud a nord) e dovute al fatto che sia il giudice che gli avvocati che la controparte battevano tutti bandiera nordafricana e quindi e’ lapalissiano conoscere gli esiti..quando ti accorgi che il giudice si chiama Lo Jacono e mentre stai cercando di rispondere il tuo avvocato che si chiama Lo Jodice  ti dice di non parlare altrimenti aggravi la situazione e la controparte si chiama Lo Castro alla fine uno piu’ uno fa tre e dovresti capire che sei forestiero in patria e quindi muto e lascia perdere tutti questi “Lo”..maledire Garibaldi e …finito con “e”..
Con questo il lettore deve sapere che io ho degli amici veramente amici oltre la linea del Po ma non mi dite di festeggiare il 17 sta unita’ e non vi dico come e’ finito il processo perche’ tanto lo avete capito e ho fatto come diceva il nonno, me l’hanno infilato dritto dove non batte il sole ma sono stato fermo impassibile.. se volevano godere dovevano muoversi loro e del resto non sono quello che per fare il dispetto alla moglie si taglia via l’uccello e tanto per far cparire come agisce la giustizia, mi aggancio ad una faccenda successa a Palermo scritta dal buon Massimo (Gramellini per chi non avesse capito) ed e’ una dimostrazione di come viaggia la giustizia italica…
Nella primavera del 2007, a Palermo, un alunno di scuola media aveva canzonato un compagno, dandogli simpaticamente del finocchio e facendolo simpaticamente piangere davanti a tutta la classe. La vecchia professoressa di lettere si era accanita contro il mattacchione e, anziche’ spedirlo ai provini di «Amici», lo aveva messo dietro il banco a scrivere cento volte sul quaderno «io sono un deficiente». Lui aveva scritto cento volte «deficente» senza la i, dimostrando cosi’ di avere le carte in regola per sfondare non solo in tv ma anche in Parlamento. Poi era corso a lamentarsi da papa’, che di fronte all’affronto intollerabile inferto al ramo intellettuale della famiglia aveva denunciato la prof ai carabinieri, non prima di averle urlato in faccia: «Mio figlio sara’ un deficiente, ma lei è una gran cogliona».
C’e’ voluto del tempo per ottenere giustizia, pero’ ieri alla fine l’aguzzina e’ stata condannata: un anno di carcere con la condizionale per abuso di mezzi di disciplina, nonostante l’accusa avesse chiesto solo 14 giorni. Che vi serva da lezione, cari insegnanti. La prossima volta che un alunno umiliera’ un compagno di fronte a tutti, aggiungete al coro il vostro sghignazzo e non avrete nulla da temere. A patto che l’umiliato non si impicchi in bagno, come altre volte e’ accaduto, perche’ allora vi accuseranno di non aver saputo prevenire la tragedia. E il simpatico umorista di Palermo finalmente vendicato? Lo immaginiamo ormai cresciuto, tutto suo padre, intento a scrivere cento volte sul quaderno «io sono intelligiente» e stavolta senza dimenticare la i.
Per quanto sopra, voi festeggerete al giorno 17… mi NO.

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