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lunedì 12 dicembre 2011

Consumismo 2011.

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Basta osservare il numero di giocattoli che possiede un bambino di oggi. E’ elevatissimo rispetto al numero di giochi posseduto da un suo coetaneo di cinquant'anni fa.
La sua attenzione, poi, si fissa soltanto per una piccola frazione di tempo su un giocattolo particolare, mentre il suo desiderio si rivolge gia’ a qualche novita’ propagandata dall'industria.

Gli adulti contemporanei non sono molto diversi.. il telefono cellulare viene sostituito non quando si rompe, ma quando un modello nuovo promette prestazioni strabilianti e cosi’ il computer e l'infinito numero di gadget elettronici, taluni spesso inutili, che pero’ ci affascinano irresistibilmente.
L'auto dopo un po' che la si possiede non soddisfa piu’ la nostra smania di novita’ e il desiderio, plasmato da martellanti spot televisivi, corre gia’ a qualche modello piu’ recente. Il nostro mondo quotidiano e’ saturo di oggetti, spesso superflui. Gli oggetti sono diventati talmente pervasivi nella nostra vita da sostituirsi progressivamente agli affetti e alle relazioni umane.

Il fenomeno in questione si chiama consumismo ed e’ una delle malattie della societa’ e dell'uomo contemporanei.
Si compra piu’ di quanto serva ed e’ demagogia il fatto che l’euro si salvera’ ma nonostante cio’ il popolo italico e’ coraggioso e cosi’ si acquistano oggetti non tanto per la loro necessita’ o per il piacere di adoperarli, il cosiddetto valore d'uso, quanto per quello che rappresentano, perche’ sono degli status symbol, per il loro cosiddetto valore di scambio.
Essi placano le insicurezze dell'uomo moderno, lo confermano nella sua importanza e nel suo valore.

Intanto il nostro livello di consumi erode le riserve naturali del pianeta e mette probabilmente a rischio la vita sulla Terra per le generazioni che succederanno alla nostra. Se anche i Paesi in via di sviluppo adotteranno in futuro il modello di consumo occidentale sara’, secondo gli esperti, la catastrofe.

Probabilmente il consumismo risponde, almeno in parte, a un'esigenza umana. Gia’ nei secoli passati le aristocrazie abbagliavano il popolo con la loro vita sfarzosa e i potenti entravano fra loro in competizione a chi edificava il castello, la cattedrale o il palazzo piu’ grandiosi. Lo spirito competitivo, che oggi si esaurisce per lo piu’ in una squallida competizione da condominio, un tempo ha prodotto grandi opere artistiche, la cui perfezione ancora oggi ammiriamo.

Persino le popolazioni delle zone sottosviluppate del pianeta invidiano i nostri consumi. Una delle molle che induce la migrazione di massa di folle di diseredati sono le immagini televisive provenienti dal ricco Occidente e captate anche in sperduti villaggi del Terzo Mondo. La cornucopia di beni promessa e il miraggio di una vita lussuosa seducono anche i piu’ poveri.

La pubblicita’ ci induce, tramite spot che trasmettono le immagini di esistenze perfette quanto irreali, a consumare sempre di piu’ prodotti di cui non abbiamo alcun bisogno. Di piu’.. essa non si limita a vendere prodotti, bensi’ propaganda sogni, modelli di vita, da perseguire e imitare, pena un doloroso sentimento di inadeguatezza.
Dal canto loro, gli economisti ci assicurano che soltanto incrementando i consumi, costruiremo un'economia sana e vincente.
I beni, che un tempo quando si rompevano si potevano riparare, oggi vanno sostituiti, perche’ e’ economicamente piu’ conveniente.
Non abbiamo scampo.

Al consumismo non riescono a sfuggire, probabilmente, neppure i suoi austeri critici. I proventi dei loro sferzanti libri li usano poi per acquistare auto, ville, viaggi, per potersi permettere un livello di consumi elevato.

Il consumismo sta ormai corrompendo anche l'arte e e la cultura, la stessa produzione di idee nel mondo contemporaneo. La storia dell'arte contemporanea è sempre piu’ un susseguirsi di nuove concezioni, l'ultima delle quali scaccia le precedenti.
Le pagine culturali dei giornali sono quasi ogni mese dominate da nuove quanto futili polemiche. L'importante e’ sfornare a getto continuo inconsistenti novita’ per il lettore e garantire la visibilita’ dei protagonisti.
Si pubblicano ogni anno migliaia di libri di cui nessuno avvertiva la mancanza.
E’ la cosiddetta industria culturale, con i suoi splendori e le sue miserie.

Forse il consumismo e’ un fenomeno insito nello sviluppo maturo della civilta’ occidentale, cosi’ scettica, individualista, priva di ideali e di certezze.
Si tratta di modularlo, di arginarlo. Di trovare un rimedio ai disastri che sta producendo.
Gia’ oggi si avverte la diffusione di una nuova sensibilita’.. l'edilizia piu’ aggiornata si orienta verso materiali biocompatibili, impegnandosi inoltre nella costruzione di edifici funzionanti attraverso forme di energia rinnovabile come quella eolica, idrica e solare.. una parte dei cittadini e’ molto interessata al tema del recupero e del riciclaggio dei rifiuti.. l'industria sta cercando di attingere a fonti energetiche meno inquinanti, alternative al petrolio. La consapevolezza che l'acqua, l'aria e il suolo sono risorse preziose, da rispettare e da proteggere, si sta facendo beneficamente strada un po' ovunque.
Forse fra qualche decennio useremo auto elettriche e abiteremo case robuste, durevoli e autosufficienti sotto il profilo energetico. E soprattutto salveremo la Terra dalla catastrofe e quindi acquistate tranquillamente questi oggetti con lo spirito natalizio e il portafoglio ristretto dalle manovre tecnicogovernative e se vedrete chi ci governa piangere cercate almeno di pensare ai pianti vostri che farete senza governare.

1 commento:

Carlo Bonzi ha detto...

In questa societa’ basata sul consumo, i consumatori sono spesso visti come polli da spennare, da condizionare, dei quali annullare la volonta’ per asservirla al sommo fine del profitto delle industrie.
Eppure i consumatori, in una societa’ come questa avrebbero un potere enorme, un potere che va al di la’ del diritto di voto, un potere effettivo e reale. Tutte le volte che si va al supermercato e si sceglie un prodotto, si sceglie anche un'industria, uno stile di vita, un modo di produrre, un modo di trattare i lavoratori. Se un'azienda produce fregandosene del rispetto dell'ambiente, i consumatori potrebbero semplicemente punirla sospendendo i consumi dei suoi prodotti. Stessa cosa se un'azienda si comporta male nei confronti dei suoi lavoratori. Se i consumatori si rendono conto di essere essi stessi lavoratori comprenderanno l'enorme potere di cui dispongono. Potremmo iniziare dalla Fiat nel caso in cui decidesse di lasciare l'Italia, in questo caso potremmo organizzare una campagna per fare in modo che gli italiani sospendano l'acquisto di vetture Fiat. Sembra difficile organizzare un'azione del genere, ma oggi, grazie alle nuove tecnologie, e’ possibile. Pensiamoci.