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mercoledì 5 settembre 2012

Pan..chine

panchina.jpg

Una mattina feriaiola scemiautunnale… osservando l’ometto con tuta rossa a strisce argento che stava verniciando sul lungomare di Casalcasino tutte le panchine sovrastanti la plage non ho potuto fare a meno di elocubrare considerazioni, non riesco proprio a capirne il perche’, ma un dato e’ certo.. la societa’ contemporanea odia le panchine, cerca in ogni modo di farle sparire. Avete presente quelle cose in legno (ma talvolta anche in metallo) su cui ci si sedeva quando si era stanchi? Be', per me sono una specie di ricordo. Ad es. al paese mio in Italia e precisamente al Chico Mendes parco Borgarese una volta ne cercabbi una disperatamente, per allacciarmi una scarpa.. nulla, la cultura dev'essere penitenza, il travaglio intellettuale comincia coi piedi gonfi al pari degli attributi che mia suocera chiamava le vergogne. Qualche tempo fa, un sindaco, appartenente a un partito che sta scomparendo piu’ velocemente delle panchine, aveva eliminato queste ultime dalla sua citta’ per evitare che extracomunitari e barboni vi trovassero un attimo di riposo..  quando si dice «tagliarsi l’uccello per far dispetto alla moglie ».
Ah, le belle panche verdi, su cui gli innamorati si slinguavano intagliando iniziali e cuori trafitti, le panche su cui noi, fino a poco prima di diventare «diversamente giovani », ci siamo sistemati poggiando il lato B sullo schienale, quasi fosse disonorevole sedersi in maniera normale.. quale forza misteriosa le risucchia in un altro mondo?
Per non parlare delle panchine lungo i binari delle stazioni.. sono piu’ rare dei treni in orario. Ma e’ proprio nelle stazioni che il fenomeno si fa piu’ strano e misterioso.. per ogni panchina che viene eliminata nasce una poltrona in pelle rossa, per ogni sala d'aspetto soppressa nasce una «sala Vip (very important pirla)». Peccato che le panchine fossero a disposizione di tutti, mentre le poltrone di pelle rossa sono riservate ai viaggiatori in possesso della «Culidelicati Card» o del «Managerstrapagato Pass»: sono le gioie della privatizzazione. Alla stazione di Bologna (soc-mel), in certi momenti, si fatica a passare in mezzo alla gente in attesa, ma c'e’ una sala Freccia Rossa Club, grande come un campo da calcio e piu’ protetta di Fort Knox, cui possono accedere solo i quattro o cinque fortunati cui la ditta paga il viaggio in classe UME ovvero Ultra-Mega-Executive. Pochi metri piu’ in la’, un'altra oasi di pace, la sala Casa Italo, quella riservata ai viaggiatori della nuova compagnia ferroviaria privata (supervelocita’ & megalusso). Fortunatamente a Bologna ci sta ancora la sala d'aspetto di seconda, quella che conserva le tracce della bomba fascista e che e’ stata dichiarata patrimonio Unesco.. in altre stazioni meno segnate dal dramma, anche la sala d'aspetto ha fatto la fine delle panche, compresa quella di Casalcasino il paese che odia i turisti. A noi contrariamente giovani hanno insegnato sin da bambini, a cedere il posto a sedere agli anziani, la societa’ liberista spreadaria ci insegna oggi a cederlo a chi puo’ pagare di piu’.. per un Paese che sta invecchiando e parlo per me ovviamente.. e’ un triste segnale.

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